Nonostante la tregua, il conflitto in Palestina continua a mietere vittime innocenti, trascinando con sé un dolore insopportabile. Civili di entrambe le parti, privati della loro libertà, diventano pedine di una guerra che calpesta ogni diritto umano. La questione degli ostaggi è uno degli aspetti più drammatici di questa tragedia: persone strappate alle loro case, detenute per mesi in condizioni disumane, segnate per sempre dalla violenza subita. Secondo un’inchiesta del Corriere della Sera, alcuni ostaggi israeliani liberati hanno raccontato l’orrore della prigionia: “Sono stati incatenati per mesi, impossibilitati a camminare e stare in piedi. Sono stati appesi a testa in giù. Picchiati, umiliati. Un ostaggio ha dovuto imparare di nuovo a stare eretto dopo essere stato liberato dalle catene.” Parole che spezzano il fiato, un monito sulla brutalità della guerra e sulla sofferenza umana che essa infligge. Ma il dramma degli ostaggi non si ferma qui. In Palestina, migliaia di prigionieri, tra cui donne e bambini, vivono nella paura e nell’incertezza, vittime di un conflitto che nega loro il futuro. Ogni guerra porta con sé un prezzo altissimo, pagato da chi non ha colpe. Il dolore di chi è stato rapito, torturato o ha perso una persona cara non ha bandiera. Non possiamo abituarci a queste atrocità. Ogni vita ha valore e ogni violenza deve essere condannata. Davanti a un mondo che spesso resta in silenzio, abbiamo il dovere di ricordare che la guerra non è mai una soluzione. È solo distruzione. 

S.C e B.M.
 

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